venerdì 30 settembre 2011

La sabbia che ci portiamo a casa

Piccoli sacchettini di sabbia rubata, sassi per lo più bianchi (chissà perché), ciotoli o conchiglie….alcune volte pezzi di bottiglie di birra smussate dalle onde trasformate in pietre preziose.  
Assolutamente da portare a casa. E poi?
I sassi rimangono umidicci in qualche angolo del baule per settimane, rotolano insieme a ombrelli annoiati e ruote di scorta, la sabbia dorata della spiaggia  tropicale si spegne nella vetrinetta del soggiorno. Per i più meticolosi, sgualcite etichette con data e luogo riportano la data di morte dei granelli.
Non tutti saranno d’accordo, e tutti continueremo a portarci a casa qualsiasi ricordo marino di quella bella vacanza, ma riflettiamo un attimo.
Il divieto di accesso alla spiaggia di Budelli in Sardegna, deriva proprio da questi furti che i frenetici turisti hanno operato per anni sotto la luce del sole.
Che fine ha fatto quella sabbia? Davvero siete fieri di  avere a casa solo per voi un pezzettino di spiaggia rosa? A chi lo mostrate e perchè?
Certo è che nella nostra storia, l’uomo da sempre raccoglie e conserva monili che trova in natura, all’inizio erano oggetti utili, sassi da scheggiare per farne degli utensili o doni per omaggiare gli Dei ….ma oggi forse possiamo lasciare tutto dove è.
Se davvero volete raccogliere qualcosa da portare a casa, provate con le bottiglie di plastica o i tappi delle creme, vi assicuriamo il risultato è ottimo.
Insomma svuotate le vostre vetrinette e ridateci ogni singolo granello!! E’ anche nostro, non di chi se lo porta a casa!
  k.R. la ragazza con la sabbia ( quella che rimane) nelle scarpe

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