giovedì 14 luglio 2011

La Catena da spezzare


Video realizzato dagli studenti del Primo Liceo Artistico di Torino

Un piccolo uomo verde si allontana di spalle cantano  “sul mare luccica l'astro d'argento….” mentre l’ultimo bidone tossico viene tristemente buttato in mare. La “catena” continua, i pesci mangiano quello che trovano in mare e noi mangiamo i pesci.
I ragazzi del Primo Liceo Artistico di Torino alcuni anni fa hanno vinto con questo video il premio più significativo della manifestazione Video Festival di Vivere il Mare: il premio Giuria Giovani.
“Catena” molto attuale anche per il Professor Roberto Danovaro - direttore del Dipartimento di scienze marine dell’Università politecnica delle Marche -  intervistato dalla nostra redazione recentemente  in occasione di una sua conferenza organizzata a SlowFish a Genova. (guarda l'intervista)
  
«Sono tanti i rifiuti tossici ed è molto difficile sapere esattamente dove si trovano e quale danno stanno facendo. Pensiamo solo che il 95 % della biosfera -l'insieme delle zone della Terra in cui le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita-  è sott’acqua e al buio - specifica Danovaro - e fino ad ora abbiamo esplorato solo il 5%  del “territorio marino”».
Fughe radioattive, incidenti petroliferi, relitti abbandonati e rilascio massivo di sostanze altamente tossiche…. ma anche “bombe & Co.” Già l’industria bellica ogni tanto fa pulizia adottando l’antico sistema di nascondere sotto il tappeto la polvere, vale anche per le munizioni e le armi chimiche  ovviamente. Bisogna pur metterli da qualche parte questi costosi avanzi e le profondità marine sembrano proprio invitanti nascondigli. Chissà quanti sono.
Oggi esistono grafici mondiali di zone marine proibite perché pericolose. Ad esempio l’adriatico tra i 115 metri e i 1.200 metri sembra essere una giusta discarica di residui bellici, ma non è il solo.
Zone p-e-r-i-c-o-l-o-s-e…. ma  chi decide i confini della pericolosità? Anche a pesci e molluschi è vietato l’accesso? Perché se ne parla poco? Abbiamo imparato a fare la polvere, ma non a pulire a fondo.

Verrebbe voglia di svuotare momentaneamente il mare, proprio come  l’assillante pubblicità di questa estate 2011 che “stappa” il mare come fosse una grande vasca da bagno. Svuotare il mare  per far pulizia: togliere le bombe, le munizioni, i cavi sottomarini, i grovigli di chilometri di reti abbandonate, i relitti arrugginiti e guardare a secco le trivellazioni e le piattaforme petrolifere incastonate tra i solchi lasciati delle reti a strascico.
Si sta giocando una grande partita con il mare, ma tutto ciò che conosciamo del mare profondo sotto i 3.000 metri  corrisponde alle dimensioni di due campi da calcio! 
Attenzione la squadra che vince sceglie il campo.

K.R. la ragazza con la sabbia nelle scarpe

Focus

Slowfish 2011. Prof. Roberto Danovaro – Università politecnica delle Marche

Munizioni scaricate in mare: rischi e sfide  - http://www.greencrossitalia.org/
Reti fantasma danneggiano l’ecosistema marino - http://www.fao.org/news/story/it/item/19405/icode/

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