venerdì 20 maggio 2011

Un altro continente di plastica, ma la plastica non si vede.

Oceano Pacifico - Il nuovo continente di plastica: 2500 chilometri di diametro, suddiviso in due “isole” di rifiuti che si concentrano nei pressi del Giappone e a ovest delle Hawaii, formando un vero e proprio continente delle dimensioni dell’intero territorio del Canada.


Ho cliccato  “continente di plastica” su google.  Dopo il primo impatto, in cui ti rendi conto che sei solo tu a non conoscere la vera situazione catastrofica di immense isole galleggianti che vagano in balia delle correnti oceaniche ( isole di 2.500 km di diametro nell’oceano pacifico, 64.000 pezzetti di plastica per la mostruosa zuppa del nord atlantico, 892.000 pezzetti di colorato polipropilene solo nel mar Tirreno..) ecco che ogni articolo riporta prima o poi una seconda notizia dopo le dimensioni delle isole di plastica:  la plastica non si vede bene dalle rilevazioni fatte dai satelliti.
Sembra quasi che se si vedessero bene queste rilevazioni magari con foto a contrasto con colori e sfumature rosa, la situazione sarebbe meglio raccontabile, piu’ di effetto. I soli disegni di planisferi infestati da isole di plastica il cui percorso è deciso dalle correnti, non sembra abbastanza di impatto. Poco mediaticamente efficace. No il problema è che le osservazioni dai satelliti sono quasi inutili perché la plastica risulta invisibile, molto spesso sotto la superficie dell’acqua.
Mi sto iniziando a chiedere se sarebbe vantaggioso inventare una plastica bioluminescente, bottiglie più consistenti, piatti di plastica con sensori colorati…insomma qualcosa che faccia vedere dai satelliti un bel contrasto di colori e di forme in movimento, cosi’ da poter finalmente misurare l’avanzamento dei rifiuti, la traiettoria e perché no, aprire un’agenzia di scommesse calcolando la velocità delle correnti e dei venti, per vedere chi arriva prima sulle spiagge. Le bottiglie di acqua effervescente naturale o il tappo del detersivo in polietilene?
Immagino perfino al posto delle previsioni meteorologiche, una bella mappa giornaliera al Tg delle 20.00 con il percorso tracciato dello spostamento delle isole di rifiuti galleggianti che dal mar ligure oggi – moderatamente ricoperto da bottiglie - si prevede un incremento delle dimensioni delle isole galleggianti verso il largo della Sicilia. Poca plastica oggi sul Mar di Sardegna ma è previsto un pericoloso incremento di buste, spazzolini, suole di scarpe dirette verso il Golfo di Trieste nel pomeriggio di Sabato.
Per finire con questa vantaggiosa soluzione cromatica, si potrebbe organizzare la prossima “Isola dei famosi” su enormi galleggianti isole di plastica al largo del Sud America ( Isole fresche fresche di formazione).  I protagonisti questa volta solo esclusivamente VIP rifatti. Anche se il silicone  dai satelliti non si vede ancora bene, sicuramente le isole si. Evviva problema risolto, ora il controllo satellitare è assicurato.  Possiamo iniziare a parlarne adesso.
k.R. la ragazza con la sabbia nelle scarpe.
Focus per il Blog:
Intanto affinché un bene comune come il mare sopravviva la strada sembra dover essere quella di  passare per tre verbi da coniugare alla plastica: produrre meno, consumare meno e riciclare di più.
Sulla base della concentrazione di frammenti di plastica nei campioni, gli studiosi francesi e belgi hanno calcolato che nell’intero Mediterraneo ci sono 500 tonnellate di plastica, sotto forma di 115.000 frammenti in media per chilometro quadrato.
I frammenti non sono distribuiti in modo omogeneo. In determinate aree sono più o meno numerosi in base al gioco delle correnti. Al largo dell’Isola d’Elba la spedizione ha trovato una concentrazione record: 892.000 frammenti per chilometro quadrato. Peggio che nei “vortici dei rifiuti” degli oceani.
Frammenti così piccoli non possono essere recuperati, almeno con le tecnologie attuali. L’unica soluzione è impedire che altra plastica finisca in mare. Il riciclaggio da solo non fa miracoli: è necessario anche ridurre ai minimi termini gli oggetti usa e getta e gli imballaggi.
Aspettiamo le Vostre valutazioni, idee, pensieri o solo testimonianze sul “nuovo continente di plastica” sul Blog di Vivere il Mare.it 

Link:
[VIDEO]Charles Moore fondatore di Algalita Marine Research Foundation parla al TED dell’inquinamento crescente dei nostri mari dovuto alle materie plastiche.
Fonti: La Stampa, Agorà Magazine, VoceScuola

4 commenti:

  1. Effettivamente....
    E' come se l'efficacia mediatica fosse un insulto alla nostra intelligenza.
    Il problema c'è, eccome. Anche se non visibile dal satellite o da qualsiasi altro accidente.
    E se usassimo il nostro"terzo occhio", quello della sensibilità o della coscienza ecologica per intenderci ,per sentire e VEDERE questo problema,prenderne coscienza e nel nostro piccolo fare qualcosa?
    Forse servirebbe un filo di terrorismo psicologico affinchè se ne prenda atto....
    Vi ricordo che anche il buco nell'ozono non è visibile,anche le radiazioni emesse dal nocciolo di Fukushima non sono visibili, ma caspita un'isola di plastica grande come il Canada!?!
    Ma non si vede dal satellite.
    F.L.

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  2. SONO I COMPORTAMENTI QUOTIDIANI A LASCIARE IL SEGNO, ANCHE QUELLI PIU' BANALI E SEMPLICI CHE FORMANO QUELLA PAROLA MAGICA CHIAMATA ESPERIENZA. CHI HA AVUTO LA FORTUNA DI STARE AD ASCOLTARE VECCHI PESCATORI O SALIRE SU BARCHE VERE, NON QUELLE FINTE DI .. AHIME' PLASTICA,SA' DI COSA PARLO. IL MARE VA RISPETTATO ANCHE NELLE FORME SPICCIOLE ED ESSENZIALI NON USATO SOLO PERCHE' A NOI SEMBRA TANTO... E CHISSA' QUANDO FINISCE...!!

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  3. incredibile... fa davvero paura (e tanta tristezza) realizzare quanto l'incuria ma soprattutto il menefreghismo del genere umano sia il vero male di questo pianeta. La filosofia del "il mio giardinetto e' pulito, la mia spazzatura la butto altrove dove non la vedo" sta mangiando quel poco che rimane del nostro EX pianeta verde....
    Stiamo uccidendoci, e nemmeno troppo lentamente, uccidendo il nostro pianeta.
    Se tutti facessero quel piccolo sforzo necessario avremmo forse una speranza, ma la vedo grigina.
    Ci vorrebbero molte piu' "ragazze con la sabbia nelle scarpe"!!

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  4. Uno dei problemi più grandi è basato sulla formazione etica della nostra società e dei nostri giovani. Il pensiero è indirizzato solo al presente e la gente (la classe politica in primis) non si pone problematiche a lungo termine...basterà l'impiego dell'esercito per rendere pulito il mondo? Ho i miei dubbi...prevenire è meglio che curare!

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