Creato un fondo di venti miliardi di dollari dalla compagnia petrolifera
Bristish Petroleum per coprire i risarcimenti richiesti dopo la marea nera
Offshore cioè in mare aperto, è questo il termine utilizzato per identificare una piattaforma di perforazione istallata lontano dalla costa. La Deepwater Horizon -istallata a circa 60 chilometri dalle coste della Luisiana- un anno fa era proprio questo, una avveniristica piattaforma petrolifera di fabbricazione sudcoreana e di proprietà della società svizzera Transocean, affittata alla più grande compagnia petrolifera britannica, la Bristish Petroleum.
Il 14 aprile 2010 la piattaforma si incendia, esplode e si inabissa sversando dal tubo di perforazione posto a circa un chilometro e mezzo sott’acqua, cinque milioni di barili di petrolio. Undici lavoratori morti, 1.700 chilometri di coste e paludi compromesse e seimila uccelli uccisi nei tre mesi di tempo che i tecnici impiegarono per chiudere la falla. Il Golfo del Messico compromesso.
Questo è quello che il mondo ha visto, ma il peggio forse lo dobbiamo ancora vedere: gli scienziati, infatti, non hanno ancora chiaro l’impatto di medio -lungo termine del greggio sul fragile ecosistema del Golfo e la domanda ittica e turistica delle comunità rivierasche di Florida, Alabama, Missisipi e Luisiana (oltre 20 milioni di persone ) sono in ginocchio.
Il peggior disastro ambientale del genere nella storia, non solo statunitense. Ad un anno dalla tragedia il presidente Obama ha ribadito l’impegno della sua amministrazione a << fare tutto il possibile per proteggere e risanare le coste del Golfo del Messico>>, ancora pesantemente segnate dalla fuoriuscita del petrolio.
Una tragedia alla quale duemila volontari stanno ancora oggi cercando di porre rimedio e un fondo creato dalla compagnia petrolifera britannica di venti miliardi di dollari per coprire i risarcimenti richiesti da pescatori e altri operatori colpiti dalla marea nera.
Nonostante le conseguenze ambientali, economiche e politiche, dopo un anno dal disastro, la compagnia britannica British Petroleum ha ricominciato a fare lobbying ed è tornata ad essere appetibile nel novero dei finanziatori dei deputati per il voto del 2012. Anche l’iter di concessione dei permessi di nuove perforazioni one e offshore sembra velocizzato in questo periodo pre-elettorale.
Con lo stanziamento di un miliardo di dollari destinati a sovvenzionare i progetti di ripulitura del Golfo del Messico, la compagnia petrolifera in questione, darà il via ai lavori di ripulitura delle coste inquinate dalla marea nera. <<l’accordo non avrà alcuna incidenza sul conto finale che la British Petroleum dovrà saldare per le spese di ripulitura>>, ci tiene a sottolineare da Washington il ministero della Giustizia Usa .
Ad un anno da questa temibile tragedia ambientale, in un momento in cui le prospettive delle fonti fossili non potrebbero essere migliori a causa della scia di Fukuschima ancora nell’aria , speriamo che i nuovi finanziamenti stanziati prevedano una nuova sicurezza per l’uomo e per l’ambiente.
k.R. la ragazza con la sabbia nelle scarpe
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